Ágnes, l’anticonformista sensibile
Eravamo quattro fratelli: Ágnes, Ágoston, András e István.
Ágnes nacque nel dicembre del 1940, il giorno del solstizio d’inverno. La famiglia viveva a Monor, non lontano da Budapest.
Le circostanze erano spesso difficili, ma siamo cresciuti in un ambiente pieno di affetto. Gli abitanti del paese cercavano di affrontare insieme la guerra e la presa di potere da parte dei comunisti, con le conseguenti arbitrarietà e umiliazioni della classe media (cittadini, agricoltori, industriali), dimostrando solidarietà e aiutandosi reciprocamente. Stringendo i denti sono sopravvissuti, anzi, sono emersi rafforzati da queste aspre esperienze.
Anche i nostri genitori subivano le conseguenze dell’epoca. Nostro padre, medico, e nostra madre, insegnante di musica, ci avevano educato all’etica cristiana: catechismo, prima comunione, il rifiuto di far parte del movimento dei pionieri (úttörő mozgalom) – le opposizioni erano numerose. Questo è il clima in cui siamo cresciuti. La condotta morale dei nostri genitori ci è stata trasmessa allora.
Ágnes, la più grande e unica femmina, seguiva sempre con attenzione i fratelli, in particolare si dedicava molto ai due fratelli più piccoli. E naturalmente appena poteva disegnava. Un quaderno a spirale intitolato “bozze” veniva rapidamente riempito.
In un’occasione, intorno al primo maggio, l’allora dodicenne Ágnes, che già disegnava con grande maestria, fu incaricata dall’insegnante di educazione artistica di disegnare un poster celebrativo. Ágnes aggirò abilmente la natura politica del compito, riempiendo di fiori il foglio A1.
Nostra sorella disegnava in maniera straordinaria e con trasporto volti, movimenti, figure, con singole linee caratterizzanti, poi buttava i fogli nella stufa, dicendo che si stava soltanto esercitando. Sosteneva che non sono la bozza, la carta che vanno conservati, ma il movimento della mano, il gesto appreso, che permettono di dare vita al tratto in carboncino o in grafite.
Disegnava, dipingeva, lavorava l’argilla. Le opere scorrevano dalle sue mani senza sforzo, con nostra somma ammirazione.
Non vi erano dubbi che i suoi studi sarebbero proseguiti al liceo artistico, in via Pál Török. Studiò con gioia, entusiasmo e ottenendo buoni risultati.
Fu accettata all’Accademia delle Belle Arti al secondo tentativo. Durante l’anno intermedio lavorò alle Poste ungheresi. Anche lì emerse la sua abilità nel disegnare e vinse un premio alla mostra degli “artisti delle poste”.
All’Accademia tra i suoi apprezzati professori ci furono Jenő Barcsay, Gyula Hincz, János Kmetty e Endre Domanovszky, da cui riprese con entusiasmo l’amore per l’arte murale.
Era uno spirito ribelle, una personalità indipendente, talvolta anticonformista, che faceva di testa sua, detestava l’accademicismo, adorava ma spesso criticava l’avanguardia. Qualunque cosa facesse se ne accollava la responsabilità, anche quando sbagliava: non permetteva che il suo carattere autonomo ne risentisse. Per questo motivo ebbe non pochi conflitti.
Terminò l’accademia con ottimi risultati, ma essere artista era un lusso anche a quei tempi, per cui accettò anche incarichi comuni. Insegnò con entusiasmo storia dell’arte e disegno a mano libera all’Istituto superiore di scienze dell’edilizia Miklós Ybl (Ybl Miklós Építészeti Főiskola).
Nel frattempo dipingeva tantissimo: fini acquarelli ed enormi quadri ad olio movimentati. Catturava le dinamiche del ballo, della musica e del movimento e quasi in ogni sua fase pittorica utilizzava pennellate forti e decise che miravano a delineare la vera essenza del soggetto, senza indugiare in minuzie e dettagli. I pezzi della serie sui pagliacci hanno trovato nuova collocazione in vari paesi del mondo.
Successivamente si è dedicata con slancio all’incarico di curatrice presso la casa editrice scolastica (Tankönyvkiadó). Per una quindicina d’anni tutte le immagini e le illustrazioni dei libri scolastici sono passati per le sue mani, molti dei libri sono stati illustrati da lei stessa.
Era una persona irrequieta, che ambiva sempre a nuove conoscenze. Parallelamente al suo lavoro frequentò, dedicandovisi instancabilmente, la facoltà di italiano presso l’università più nota d’Ungheria (ELTE) e successivamente lavorò occasionalmente come traduttrice e interprete. Diventò un’eccellente conoscitrice della cultura italiana, visitando d’estate i musei e le chiese d’Italia e naturalmente venendone a conoscere la lingua e la letteratura. Divenne una persona mediterranea nello spirito già allora.
Era una ribelle, che anelava alla tranquillità e alla sicurezza, ad una famiglia.
Allora conobbe nel quadro dell’organizzazione di una convention di fantascienza (Eurocon 1 a Trieste, 1972) Giampaolo, traduttore e agente letterario veneziano specializzato in fantascienza
Lo stesso anno si sposarono… salutammo Ágnes alla stazione dei treni, sbracciandoci a lungo, felici e tristi allo stesso tempo.
Ágoston, András, István